04 Jan
04Jan

Ad inizio 2021 si stima che in Italia, a causa della pandemia 4 milioni di italiani sono rimasti senza cibo, inoltre si apprende che nel 2020 hanno chiuso oltre 300.000 imprese. Lo denuncia Confcommercio che indica tra i settori più colpiti, nell'ambito del commercio, abbigliamento e calzature (-17,1%), ambulanti (-11,8%) e distributori di carburante (-10,1%). D’altro canto l’opinione pubblica - pilotata dai padroni dei media, con i loro collaboratori a diverso livello - si lacera tra posizioni pro-vax e no-vax e altri pressoché inutili, non tenendo conto del quadro generale degli eventi, e la situazione non sembra giungere ad uno sblocco.

C’è chi paventa soluzioni violente a livello civile e militare, chi invece arrendendosi allo status quo attende la manna sanitaria e finanziaria dal cielo/Stato e chi invece pur cercando di orientarsi meglio in questo clima incerto non riesce però a spingere i propri processi ideativi oltre una timida speranza.

Epoca paradossale la nostra, dove nonostante la moltiplicazione di input digitali regna il caos informativo con ripercussioni su nostro mondo relazionale quotidiano. Un filo di Arianna, per utilizzare una metafora a me cara, è nonostante tutto, sempre possibile trovare, senza cadere nel disfattismo o nell’azzardo di escamotage frettolosi che non hanno nessun (se non negativo) impatto sociale e individuale. Questo filo di Arianna esiste e ce lo forniscono le neuroscienze con uno studio del 2010 secondo il quale in pratica occorrono in media per ognuno di noi 66 giorni per instaurare una nuova abitudine. Perché il riferimento a questo studio? È molto semplice. Da quanti stimoli digitali e non, siamo distratti nell’arco della giornata calcolando il tempo medio (circa 3 ore sui social per la fascia che va dai 18 ai 34 anni e circa 6 ore per la fascia che va dai 50 ai 65 anni che trascorriamo alla tv o sui social? Quanto tempo ci rimane per le nostre attività quotidiane, lavorative, di studio? E soprattutto qual è la qualità del tempo impiegato in queste restanti attività? Come possiamo prendere in mano le nostre vite e correggere abitudini negative se non sappiamo cosa ci trattiene senza apportarci nulla o quasi di gratificante? Si calcola inoltre che, rimanendo all’Italia, siano in servizio attivo 306.000 forze dell’Ordine, solo 453 per ogni 100.000 abitanti e al tempo stesso si apprende che una gran parte della popolazione si lamenta pur in modo confuso di una deriva securitaria come conseguenza della gestione governativa della pandemia da Covid. Con il dovuto rispetto per ogni lavoro/professione dallo spazzino, al poliziotto passando per la casalinga, l’ingegnere, l’operario fino al presidente della Repubblica, non è tanto la deriva securitaria effettiva che spaventa ma la percezione di essa, alimentata ad arte da tutto un sistema mediatico (blog, social e tv), che lucra sulle nostre emozioni specialmente sulla paura.
Ma la responsabilità della paralisi di azioni costruttive non pende solo da un lato, ma anche dall’altro, e cioè siamo anche noi che, a partire dal quotidiano non sappiamo emanciparci da abitudini infruttuose e distrazioni inutili, che non apportano nessun miglioramento al nostro stato d’animo e alle nostre tasche, ed ecco che allora a qualcuno a cui gli prudono le mani viene in mente di ricorrere a soluzioni violente facendo così il gioco di chi ci vorrebbe ancora di più disuniti e alla mercé di poteri forti, pronti a foraggiare destabilizzazioni sociali per poi ricreare condizioni di mercato favorevoli a grandi gruppi industriali e finanziari.
“A te convien tener altro viaggio” - disse Virgilio a Dante quando lo vide smarrito nella selva oscura. È questo l’invito che io rivolgo a voi che leggete, qualsiasi sia la vostra condizione economica: possiamo instaurare nuove abitudini, maggiormente costruttive che favoriscono unione e collaborazione tra privati ed imprese. Abbiamo uno strumento – yourindex.red con il suo “manuale di istruzioni” AdvP.red - ampiamente collaudato e aggiornato in tempo reale - che ci consente di accedere ad un nuovo modo di intendere le Comunità senza alterare troppo le nostre “giornate tipo”, ma introducendo in esse quelle necessarie correzioni in grado con il tempo di dare frutti a livello economico, culturale e sociale. 

Non occorrono soluzioni violente e rivolte di piazza

non necessariamente; possiamo, se lo vogliamo e se teniamo conto dei dati espressi poco sopra, cambiare le cose con piccole azioni quotidiane di condivisione, con piccoli atti di comunicazione sana non dispersiva senza per questo essere costretti a staccare tutto e andare a vivere come asceti nelle montagne o rimanere nelle nostre case in preda alla paura e all’odio. 

La vecchia filosofia piccolo borghese dello star bene nel proprio orticello non funziona più.
Viviamo in un mondo sempre più interconnesso ma senza strumenti per mettere ordine in quello che spesso ci appare caotico, resteremo sempre in balia di dinamiche economiche che ci travolgeranno. Possiamo compiere una rivoluzione a partire da oggi stesso infrangendo l’assunto secondo il quale l’economia capitalistica a cui siamo stati abituati è figlia della scarsità…
Nella natura non è l'estrema angustia a dominare, ma la sovrabbondanza, la prodigalità spinta fino all'assurdo. La lotta per la vita è soltanto un'eccezione, una provvisoria restrizione della volontà di vita; la grande e piccola lotta ruota ovunque attorno al prevalere, al crescere e all'espandersi, attorno alla potenza, conformemente alla volontà di potenza, che è appunto la volontà della vita.
Friedrich Nietzsche, La gaia scienza, 1882.

Lo Staff AdvP

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